L'esperto consiglia

Il Bardo

Il bardo di questa vita è il periodo che intercorre fra la propria nascita e la morte. La qualità dell’esperienza che si ha in questo bardo dipende dalla mente dell’individuo. L’intera percezione della vita dipende dalla mente. Per gli esseri al più alto livello di realizzazione, questa vita non è diversa da un mandala. Ciò significa che essi vedono tutto su un livello di purezza. La totalità del mondo esterno è una terra pura e tutti gli esseri sono dei buddha o dei bodhisattva. Tutto ciò che dicono è puro, è come un mantra. Tutto ciò che succede nelle loro menti viene visto come qualcosa di inseparabile da verità suprema e saggezza. Questa è la loro realtà, come  percepiscono il mondo. La ragione per cui gli esseri ordinari non hanno questo tipo di esperienza della vita è la loro ignoranza. Gli esseri realizzati sono in grado di vedere le cose come sono veramente; sono in grado di vedere come tutto è inseparabile dai tre stati del Buddha. Questo livello di percezione sorge in tal modo, si dissolve in tal modo e rimane presente per tutto il tempo, dalla nascita alla morte. La morte per questo tipo di esseri è un processo naturale, è semplicemente auto-liberante. Ci sono molti nomi per tale livello di realizzazione, per la abilità di vedere tutte le apparenze come qualcosa di puro. Alcuni la descrivono come “la ruota sapiente di ogni esperienza”, un altro lama l’ha chiamata “il bardo delle quattro kaya unite” e “il bardo dello stato di veglia auto-consapevole”. Ci sono molti modi di descrivere questa abilità di vedere tutto su un livello puro. Ma comunque la si voglia chiamare, il significato profondo risiede nel vedere che qualunque cosa non è diversa dalla natura di saggezza della mente.
Per esseri ordinari che non hanno compreso la verità suprema, la vita è qualcosa che esiste dal momento in cui si nasce fino a quando si muore. Se ne ha esperienza in maniera totalmente dipendente dal tipo di karma che si è accumulato. Può essere una vita piacevole o sgradevole, ma qualunque avvenimento viene vissuto come se fosse reale e veramente esistente. Si inseguono le proprie tendenze karmiche e le proprie abitudini e si viene catturati dall’illusione che le esperienze di questa vita siano reali. Ci si aggrappa erroneamente alle cose come fossero reali sebbene non lo siano, si crede che le cose siano permanenti sebbene non lo siano. Pensando che quello che in effetti conduce alla sofferenza possa apportare felicità, si commette l’errore di interpretare i brevi momenti di felicità nel mondo come se fossero la vera felicità. Finché tale illusione rimane presente, si è ingannati [dalle apparenze] e si può sprecare tutta la propria vita. Si è dilaniati fra le cose che ci piacciono e quelle che non ci piacciono, e si agisce motivati dal voler ottenere e trattenere le cose a cui siamo attaccati, sebbene inevitabilmente prima o poi verranno perse un’altra volta, comunque. Altre cose, quelle che non ci piacciono e le azioni negative che commettiamo per evitarle, in seguito ci porteranno ulteriore sofferenza. In tal modo sprechiamo il nostro tempo con attività senza senso. Totalmente confusi, passiamo la vita a caccia di obbiettivi irraggiungibili.
Di notte è uguale, perché non siamo in grado di praticare i metodi che ci permettono di entrare consapevolmente nello stato di sonno. Invece, come un cadavere, cadiamo in uno stato di totale ignoranza. Mentre dormiamo, le impressioni e le abitudini registrate nella nostra mente fanno sorgere vari sogni. Non li riconosciamo come sogni e possiamo perfino patire degli incubi. Non capendo che i nostri sogni sono quel che sono, crediamo che siano reali, sebbene non lo siano. Il bardo di questa vita è fatto così per gli esseri ordinari.
C’è un sutra che descrive questo tipo di esistenza. Dice che ci aggrappiamo alle nostre idee sbagliate e a causa dell’ignoranza abbiamo molte concezioni erronee che riteniamo reali. Questa è la ragione per cui gli esseri senzienti continuano a vagare nel samsara – l’esistenza condizionata. Un essere nobile, come un buddha o un bodhisattva, al contrario può comprendere la vera essenza di ogni cosa ed è in grado di capire che ogni cosa è dharmakaya – lo stato di verità. Ciò che produce la differente percezione della vita è questo: se comprendiamo l’essenza di ogni cosa oppure no. Abbiamo bisogno di istruzioni su come fare a trasformare il bardo di questa vita nel sentiero [verso l’illuminazione], come usarlo e come imparare da esso. Dopo aver trovato un insegnante qualificato, ci dobbiamo affidare a lui o lei onestamente e di tutto cuore. Questo significa non solo comportarci bene di fronte all’insegnante, ma anche quando non c’è. Dobbiamo imparare dal nostro insegnante e lo dobbiamo fare nella maniera giusta. La fondazione di una corretta pratica del dharma consiste nel fare le promesse principali, mantenere la disciplina esteriore, così come la promessa del bodhisattva e gli impegni assunti nel vajrayana – la Via di Diamante. Questa base fornisce la garanzia che saremo sempre sul percorso giusto. Dopo aver fatto queste promesse, le dobbiamo mantenere. Non è sufficiente evitare di infrangere completamente le nostre promesse. Bisogna prendersi cura anche di quelle azioni marginali che danneggiano le nostre promesse seppur senza infrangerle completamente. In tale contesto dovremmo essere onesti il più possibile in tutto ciò che facciamo, diciamo e pensiamo. Dopo aver trovato un insegnante, abbiamo la possibilità di imparare da lei o lui e dovremmo usare tale opportunità nella maniera migliore possibile.
Dovremmo studiare e ripassare gli insegnamenti di sutra e di tantra che abbiamo ricevuto. Nel far questo, bisogna stare attenti a non cadere nell’estremo di accettare come corretto solamente ciò che noi stessi abbiamo appreso. Non bisognerebbe mai diventare  settari. Sarebbe un errore pensare che solo ciò che abbiamo imparato noi sia corretto mentre tutto il resto no, oppure non rispettare e non tollerare altri insegnamenti. Invece dobbiamo capire che tutto il dharma è utile e che quindi bisogna accettare anche gli altri insegnamenti.
Bisogna aver sempre chiarezza sul significato del dharma, qualunque cosa si apprende ha uno scopo. Lo scopo del dharma è apportare beneficio alle nostre menti. I metodi del dharma ci aiutano a lavorare con la nostra mente, a ridurre le emozioni disturbanti e a migliorare la nostra comprensione. Non è corretto praticare il dharma e al contempo salvaguardare il proprio normale modo di pensare. Una separazione di questo tipo può avvenire quando non si integra nella propria pratica e nella propria mente ciò che si è imparato. È veramente importante evitare di farlo. Se si sono imparate molte cose, e magari si possono perfino spiegarle, ma non si applica nella propria vita ciò che si è imparato, allora si sbaglia. Questo non è il significato del dharma. Invece bisogna integrare il dharma nella propria mente.
Nello studio e nella pratica del dharma sono soprattutto importanti le istruzioni ricevute dal proprio insegnante principale, il proprio lama radice. Bisognerebbe praticare tutte le istruzioni che ci dà e seguire i suoi consigli.
Quanto più a fondo la propria pratica incide sul proprio attaccamento a questa vita, tanto meglio è. La nostra mente nello stato ordinario di solito è totalmente coinvolta e attaccata alle attività e alle relazioni mondane. Se vogliamo praticare più seriamente dobbiamo tagliar via questo attaccamento. Allora può essere possibile rimanere in ritiro in luoghi isolati per poter lavorare intensivamente con il dharma. Però non è sufficiente starsene semplicemente da soli. Anche animali come gli uccelli e i cervi lo fanno. Anch’essi vivono in luoghi remoti, ma non vogliamo diventare come loro. Invece dobbiamo diventare più attenti con il corpo, la parola, e la mente. Dobbiamo diventare sempre più consapevoli e praticare il dharma, seguendo ogni istruzione che abbiamo.
Mentre impariamo e pratichiamo il dharma potremmo anche arrivare a qualche tipo di comprensione della vacuità. A quel punto bisognerebbe sempre ricordare che, indipendentemente da quanto sappiamo, non bisogna mai dimenticare la nostra comprensione di causa ed effetto. Dovremmo comportarci sempre in accordo con i principi di causa ed effetto. Non saremo mai così brillanti o così realizzati da non dover più prendere in considerazione causa ed effetto. Questo significa che anche le piccole cose sono importanti e che tutto ciò che facciamo sul livello relativo conta. È molto importante non mettersi a pensare di aver capito così tante cose, di avere raggiunto così grandi realizzazioni, di aver meditato così tanto che non ha più importanza il modo in cui ci comportiamo. Questo sarebbe un completo malinteso del significato del dharma. Semplicemente siate un buon esempio, abbiate sempre un buon cuore caldo e siate onesti; perché se si è disonesti e si ingannano o danneggiano altri esseri, non si sta praticando il dharma. Vivere in accordo con causa ed effetto è della massima importanza.
La maniera in cui viviamo questa vita determina come ce la caveremo nei bardo che seguiranno dopo la nostra morte. In questo momento tutto è nelle nostre mani; adesso abbiamo l’opportunità, la libertà, la possibilità di imparare e di praticare. Se lo facciamo ora, sapremo cosa fare quando moriremo. Ma se non usiamo la nostra vita adesso, allora non sapremo come gestire il sopraggiungere della morte: sarà troppo tardi. Non sarà possibile in quel momento cominciare a chiedere che cosa dovremmo fare e iniziare a praticare. A quel punto sarà troppo tardi. Saremo troppo confusi e non saremo in grado di gestire la situazione. Orgyen Rinpoche (Guru Rinpoche) spiegò: “Se si pensa di avere molto tempo e che la pratica del dharma riguarda il momento della morte, che si può imparare più tardi, quando si sta per morire, ci si sbaglia. Quando la morte si avvicina è già troppo tardi. A quel punto è impossibile imparare ciò che abbiamo bisogno di sapere.” Bisogna che ci addestriamo adesso, nel bardo di questa vita, cosicché a quel punto sapremo che cosa fare. Siccome ci sono così tanti metodi e siamo tutti diversi gli uni dagli altri, bisogna trovare l’approccio più adatto alle proprie abilità e aspirazioni. Dopo aver ricevuto i metodi più adatti per la propria situazione, bisogna praticarli per ottenere risultati. Per ottenere il risultato completo si ha bisogno anche di un’iniziazione, che matura la mente e conduce alla liberazione.
 
Löpon Tsechu Rinpoche, (1992) Rodby, Danimarca.

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